Le corse sono importanti anche per il benessere del cavallo. |
Per concessione di Trotto & Turf e Ippica.biz, ecco il punto di vista di Marco Vizzardelli che analizza la questione da un'altra prospettiva. Dopo aver preso in esame in lungo ed in largo qualsiasi ipotesi legata al calendario, stiracchiato da una parte e dall'altra, si parla anche dell'importanza delle corse per il benessere dei cavalli.
Buona lettura.
Credo che, nell’attuale particolare congiuntura che ha investito tutte le nostre vite e, in loro, la disciplina – le corse dei cavalli - che per molti è ragione di vita e professione, per altri passione e impegno comunque quotidiano, la riflessione da farsi con il massimo di lucidità è quella che riguarda il tempi e i modi di un ritorno all’attività, ma prima ancora, ed è più importante, il motivo primo per cui occorrerà, in tempi non troppo lunghi, tornare all’attività negli ippodromi (porte chiuse, porte aperte, e quanto e come aperte, è discorso conseguente).
Il “punto primario” è la natura stessa dell’ippica. Una natura che la rende così differente da qualunque sport si attui con le proprie gambe o braccia o corpo di esseri umani o con attrezzi e attrezzature (palla, racchetta e pallina, scarpette, pesi e giavellotti e asticelle, bicicletta, piscine, trampolini, sci e relativi percorsi, slitte, automobili, motociclette, e via discorrendo), da definire l’ippica - le corse dei cavalli, con tutto quanto comportano di studio genealogico, allevamento, allenamento e monta – un’attività per la quale il termine “sport” risulta limitante, in quanto si tratta dell’unica disciplina (con la consorella equitazione, che infatti sta dibattendo la medesima problematica) fondata sul rapporto inscindibile fra due esseri viventi: il cavallo (e dico prima: il cavallo) e l’uomo. Posta questa unicità, ovvero la natura di colui che dell’ippica è il primattore, nonché lo scopo di tutto: il cavallo, ne consegue per via assolutamente - appunto! - “naturale, l’autentico “perché” occorra, e occorra ragionevolmente presto, tornare ad una attività agonistica.
Il perché è questa definizione ed equivalenza: CAVALLO DA CORSA SENZA ATTIVITA’AGONISTICA = SOFFERENZE, MALATTIE, ACCRESCIUTA PROBABILITA’ DI INFORTUNI E DI MORTE.
Il primo, imprescindibile motivo di riaprire l’attività agonistica è il benessere della creatura che dell’ippica è il protagonista assoluto e la ragione d’essere: il cavallo da corsa, meraviglia della natura (= ecologia) e dello studio umano ad essa applicato. Ribot o Varenne, e tutti coloro, campioni o modesti, ma creature meravigliose, che, selezionati dalla mente umana ma divine creature, hanno scritto, scrivono e scriveranno sulle piste, la storia maggiore e minore dell’ippica, sono nati per correre e, per loro essenza e presenza, sono creature fortissimamente importanti per “ecologia” (ed è quanto mai essenziale ricordarsene, proprio oggi). Gli allevatori che li creano, i proprietari che per passione li acquistano, gli allenatori che li seguono quotidianamente, gli artieri che li accudiscono, i fantini che li montano, gli appassionati che, con o senza scommessa, ne seguono l’attività in pista, gli ippodromi chiamati ad assicurare ambiente ideale, ovvero: tutti noi ippici siamo dediti al benessere del cavallo da corsa.
Ne è prova quanto sta avvenendo in questi giorni, in Italia (e nel mondo, ovunque l’ippica sia presente) nei centri di allenamento, nei quali i cavalli continuano ad essere accuditi da allenatori, artieri e fantini, secondo precise norme di igiene e con tutte le dovute cautele legate all’attuale contingenza sanitaria. E continuano ad essere accuditi con la massima cura. Come gli ospiti d’eccezione che sono, anzi: come i re dell’ippica. Come sublimi creature di Dio e allo stesso tempo come meravigliosi strumenti d’equilibrio ecologico. E il lavoro sta funzionando anche bene, in rapporto alle difficoltà dell’attualità: le scuderie, le piste d’allenamento, i cavalli stessi vanno a costituire un ambiente fondamentalmente sano. Ecologico, appunto: ve lo potrebbe tranquillamente testimoniare, fra l’altro, chiunque, in una città così difficile, in questi giorni, quale Milano, abiti nella zona limitrofa gli ippodromi ed il centro di allenamento.
Purtuttavia, con tutta la cura, con tutto l’amore possibile da parte di chi li accudisce e li segue quotidianamente, un’attività forzatamente ridotta, le ore in box, un allenamento che non è mai pari alla corsa e non puo’ esserlo, espongono a forte pericolo il delicato meccanismo fisico, psichico, atletico del cavallo da corsa, che chiamiamo così evidenziandone la natura: la corsa. Questo è il primo motivo di rimettere i cavalli in piena attività agonistica sugli ippodromi, cioè di riaprire, appena possibile l’attività agonistica: la salvaguardia dei cavalli. Inevitabilmente, e lo diciamo perché ci è stato testimoniato, in questi giorni nelle scuderie si verificano infortuni ai cavalli che un’attività agonistica eviterebbe, e disagi e malesseri inevitabili per creature per le quali la corsa è vita. Salvaguardarli è un fatto di ecologia applicata.
Allora, agli ippici - a tutti, di ogni categoria - compete far passare là dove si gestiscono responsabilità organizzative, questo messaggio di base: l’importanza del benessere del cavallo da corsa, meravigliosa creatura ecologica, per se stesso e negli ambienti in cui è attivo. E la necessità che continui (riprenda ) a svolgere ciò che è “suo”, per natura: la corsa. Agli ippici compete andare su tutti i media, principali quotidiani e televisioni e mondo online e diffondervi questo messaggio. Abbiamo testimonial meravigliosi (gli uomini dei campioni del trotto, o il volto “che parla” di Lanfranco Dettori, ma mille volti possibili nelle nostre scuderie).
Abbiamo diversi giornalisti appassionati e amici dei cavalli da corsa, che possono parlarne. Scegliamo e facciamo parlare i “volti” migliori, i più positivi. Abbiamo più che mai l’occasione di raccontare la nostra meraviglia - il cavallo - fino al punto in cui il messaggio - il benessere e la preservazione di una creatura bellissima, che all’uomo fa del bene - da tecnico e frutto di conoscenza e amore si faccia ecologico, e politico. Questo andrà detto in sede governativa, al Ministro: riprendere (con tutta la gradualità e la cura e l’attenzione del caso) l’attività agonistica - sì, per tutti coloro che nell’ippica lavorano - ma, prima di tutto, per non ledere il benessere del cavallo. MVIZ (m.vizzardelli@gmail.com)
condivido in toto, quanto scritto dal dr. Vizzardelli; ritengo sia inutile continuare a far richieste (anche se totalmente lecite) alle istituzioni utilizzando le solite motivazioni. I burocrati non prenderanno decisioni, non ci metteranno mai la faccia se non ci saranno motivazioni che coinvolgano un platea più ampia e diversa dei soliti ippici.
RispondiEliminaCoinvolgere le persone normali, gli amanti degli animali, trasformare l'ippica in un brand, una passione positiva, che abbia come protagonista il cavallo da amare, evidenziare obiettivi (il benessere dei cavalli è certamente più reale, nobile e condivisibile) diversi dalla solita richiesta di montepremi e sussidi, può essere una strada percorribile per un'ippica fatta da volti nuovi, nuovi appassionati e seguita da molte più persone. Solo allora le istituzioni, i burocrati valutando un peso specifico consensuale diverso, saranno motivati a fare scelte e a mettersi in gioco a favore della ns passione.
roberto fumagalli
Sono d'accordo. sono un propietario e un appassionato di cavalli, bisogna però rispettare le regole. si potrebbe correre anche a porte chiuse. Poi con landar del tempo, si potrebbe aprire al pubblico. Anche se noi proppietari ci seccherebbe non seguire i nostri cavalli.
RispondiEliminaGli ippodromi vanno aperti subito (con le dovute cautele )ne va della vita di questo meraviglioso mondo.
RispondiEliminaParole sante!!!! Da proprietario a livello amatoriale dico che tornare a correre per i cavalli ne vale la loro salute. È la loro natura, perché costringerli in un box!!!!
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