Nella foto Van Dyck, vincitore del Derby del 1915. |
Il 1884 è la data dell'inizio della fase storica del "turf" in Italia. Non bisogna mai dimenticare le proprie radici ed in questo giorno così particolare abbiamo deciso di dare una spolverata alla storia utilizzando un articolo che Paolo Allegri scrisse per la rivista Derby, un mega albo a colori con su scritte tante belle pagine del nostro sport.
Come disse Enzo Mei in una presentazione di un Derby di qualche anno fa: «Qui è iniziata e su quest'erba deve venire chi la vuole vincere». Per essere iscritto nella storia di uno sport, bisogna vincere il Derby. Riportiamo le righe di quell'articolo, con una sorta di tuffo nel passato:
Nella giornata del 24 Aprile di quell'anno si è corso il primo Derby della storia del nostro sport nella nostra nazione. Furono scommesse diecimila lire, somma che che i cronisti dell'epoca definirono favolosa. I cavalli partecipanti furono 10. Pioveva. Il montepremi era di 27,000 lire e sessantacinque centesimi. Il Re, Umberto I, partecipò in prima persona offrendo una cospicua somma per coprire le 20,000 lire di premi.
Tra i 98 Derby del mondo il nostro nacque abbastanza presto anche se un secolo dopo quello inglese, anno 1870. Ci furono vari tentativi di Derby, a Torino, soprattutto Napoli, ma un vero Derby potè nascere solo quando si formò un Jockey Club e quando nel 1875 venne istituito il primo libro genealogico italiano sotto il patrocinio di Vittorio Emanuele II, grande appassionato che aveva inviato a correre all'estero alcuni suoi ottimi puledri.
Era un mondo vivo, quello ippico del secolo XIX in continuo fermento, e quando nel 1881 venne fondato il Jockey Club e stabilita la formula del Derby Reale con l'iscrizione delle fattrici, già si correva con una certa continuità in 41 ippodromi.
Le Capannelle prende il nome da una delle 2 capanne presenti nella campagna |
Già il primo Derby fu un trionfo. Lo vinse la puledra più amata dal pubblico italiano. Andreina, appartenente a quel Thomas Rook, che era stato allenatore della casa Reale sotto Vittorio Emanuele II. Il primo Derby ad una femmina! Non accadrà molto spesso, dato che l'ultima è stata Archidamia nel 1936. Da quel momento ci hanno provato in tantissime ma finora, in 83 anni, tentativi vani anche se ultimamente ci sono andate vicine Danedream, Call Me Love e Flower Party.
Sul traguardo, Andreina strappava gli applausi anche al duca di Marino e al principe Doria, steward di riunione assieme al commendator Silvestrelli.
Ippodromo delle Capannelle in una foto d'epoca |
Andreina, che era partita favorita a 2 per poi trovare nugoli di sostenitori alla pari e ancor piu' in chiusura di betting, quando veniva offerta ad 1 e mezzo, e' stata la nostra prima regina del Derby, esaltando in quella trasferta romana i suoi sostenitori, scesi da San Rossore e coloratissimi in quella miscellanea d'idiomi un po' toschi e un po' anglofoni.
Dal 1926, anno d’inaugurazione del nuovo ippodromo, si corre sullo stesso percorso, con la sola interruzione di due anni durante la Seconda Guerra Mondiale. All’inizio si chiamava Derby Reale. Negli anni Trenta venne intitolato Gran Premio del Re e, per un breve periodo, Gran Premio del Re Imperatore. Alla ripresa, nel 1946, venne definitivamente chiamato Derby Italiano.
IL PRIMO NOVECENTO - Naturalmente, fino al 1910 il Derby ha registrato un insieme del nostro turf ancora molto...verde. Allenatori e fantini erano quasi tutti stranieri, e solo dal 1911, con il successo dei colori di Tesio grande "Mago" del nostro sport (inizialmente, i cavalli del futuro Senatore correvano con giubba gialla e toque blu). Subito dopo, a conferma del suo lavoro sagace e proficuo, ecco Tesio tornare al successo con Rembrandt e ancora nel 1914 con la splendida Fausta e di nuovo con Van Dyck. Pensate, Van Dyck era figlio di quel Signorino, che darà ben 8 vincitori del Derby Reale.
DOPO IL CONFLITTO MONDIALE - E' noto a tutti che fu proprio il periodo tra le due guerre a consentire il grande sviluppo del turf italiano. Allora, erano poche (ma qualificatissime) le formazioni che - con un parco fattrici sceltissimo e puntando su stalloni stranieri di grido oppure nostrani, ma di grande rilievo - come Havresac II, importato da De Montel - riuscivano a produrre ogni anno una dozzina di soggetti di prima serie, tra i quali poter trovare e creare il campione assoluto. Dopo alcune annate non propriamente felici, ecco finalmente approdare al turf un soggetto di statura internazionale quale Ortello, colori quelli di De Montel, e poi Emanuele Filiberto, Oberon e
quindi un ritorno di Tesio con Jacopa del Sellaio, seguita l'anno successivo sul traguardo del Derby dal gioiello della Razza del Soldo, Pilade. E siamo ormai all'anno della grande Archidamia della Razza del Soldo, che si scontrò
con Ettore Tito. Tesio, ormai operava già sotto la nuova ègida Tesio--Incisa, soluzione venuta in soccorso del grande uomo di cavalli per via delle spese imposte dal suo allevamento di Dormello. I risultati non tardarono a>giungere: nel 1937 e' tempo di Donatello II, fondista d'eccezione, nel 1938, poi, ecco il meraviglioso Nearco, che e' stato il dominatore superbo anche di Parigi.
Si tratta dei capolavori assoluti del Senatore, che, realizzando con l'elegante figlio di Pharos e Nogara il prototipo del purosangue moderno" ha originato una linea di sangue unica e indispensabile, per vincere le classiche.
Nel 1940 il Derby galoppa sempre piu' veloce, e difatti ci troviamo di fronte a un soggetto eccezionale, Bellini, dotato di uno spunto irresistibile. Ma ci verrà portato via dai tedeschi. Prima di lasciare l'Italia, però, Bellini
genererà Tenerani. Il quale non sarà amato da Tesio, ed in una sorta di nèmesi storica lo stesso accadrà anche con suo figlio Ribot.
Gli anni Cinquanta del Nastro Azzurro si aggrappano alla criniera del maestoso e potente Botticelli che trionfa nel Derby del 1954. Un suo figlio, Antelami, conquisterà il Derby 1962. Intanto, nell'ippica italiana si fa largo la famiglia Palmieri. Per il cui blu-bianco Braccio da Montone porta la Razza Spineta alla sua première nel Nastro Azzurro. Gli anni Settanta si aprono all'insegna di un soggetto ancora di casa Palmieri, Bonconte da Montefeltro, montato da Lester Piggott, poi ecco il doppio a seguire di Carlo Vittadini grazie ad Ortis e Ardale, mentre nel
1972 i colori di Carlo d'Alessio trionfano con un figlio di Fabergè II, Gay Lussac (fantino Sergio Fancera in sella), capace di staccare sul poderoso ma difficile Tierceron. Corre il 1975, e prima di cercare gloria sulle piste del Regno Unito, si afferma Orange Bay, il Vittadini che, spedito in Inghilterra, sfiorerà il successo nelle King George.
FINALMENTE, anche l'Italia cerca un confronto piu' aperto, le reazioni piu' autartiche e protezionistiche vengono
Nella foto, la maglia celebrativa del Derby |
L'edizione del 2001 vede una futura stella come Falbrav rivelarsi al secondo posto con una grande rimonta e cedendo soltanto al consistente Morsdhi, di prorietà della famiglia Al Maktoum. L'Italia e' tornata mattatrice con Rakti nel 2002, allenato da Bruno Grizzetti e poi autore di una splendida carriera di corse Oltremanica.
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