Giovedì 24 Gennaio. Apparentemente una data insignificante per molti, ma di fondamentale importanza per l'Italia che galoppa, o in generale per il movimento ippico italiano che da qualche anno versa in uno stato di crisi che sembra irreversibile.
Al momento attuale l'unica cosa che ci salva è la passione ed i..denari ministeriali.
Si, perchè da avere un ruolo di traino nell'economia nazionale, come qualche anno fa, con il settore che muoveva soldi, indotto, tasse, occupazione, ruolo sociale, visibilità, allevamento come fiore all'occhiello, importanza mediatica, background culturale di livello, risorse, patrimonio genetico....l'ippica italiana si è ritrovata ad elemosinare (i premi sono indietro di qualche mese), essere abbandonata e "sopportata", suo malgrado, dall'istituzione che, indipendentemente dai movimenti di gioco realizzati e da tutto ciò che potrebbe rappresentare un movimento funzionante come un meccanismo oliato ed indipendente, contribuisce dei "denari" in una maniera distributiva che poco hanno a che vedere con il "vero" ruolo del settore. Oggi il Mipaaft finanzia con dei soldi a parte, stanziati appositamente per l'ippica, e non quelli presi dalle scommesse, per esempio, che vengono riscossi dal Ministero dell'Economia. Una sorta di paradosso.
Non è nemmeno colpa loro, forse. Ci si sono ritrovati dentro, a danno fatto, ed inevitabilmente l'istituzione cerca di fare il meglio, accontentando il più possibile gli ippici, incontentabili del loro. Ma così non si va lontanissimi. Resta lo scambio economico di chi lavora qui dentro: Forza lavoro, appunto, poi chi produce paglia, fieno, foraggi, mascalcia, trasporti su gomma, compravendite e quanto necessario per far vivere un settore, nonostante tutto.
Del resto, ci sarà un motivo se l'ippica nel mondo fuori dalla penisola italica tira forte, ed il nostro è l'unico paese (vero) in cui non le cose non vanno affatto bene.
Anche questa è una scelta, ci mancherebbe, di chi gestisce le sorti del nostro settore. Ma ci ha portato a questa situazione. Il messaggio positivo sarebbe questo: Ridateci l'ippica e assumiamo manager capaci, certamente non "magnager" o falchi senza arte ne parte.
Purtroppo ci stiamo dentro tutti, con tutte le scarpe. Chi più o chi meno, tutti responsabili, meno forse gli operatori che alla fine fanno il loro lavoro, e altro non potrebbero.
Perdonateci se oggi siamo pessimisti. Sarà il clima, sarà che non vediamo soluzioni percorribili se non... politiche, che cancellano tutto per amore di qualcosa di più grande. Sperando di poter tornare un giorno ad avere un ruolo intellettuale e culturale superiore a questo, per ora ci dobbiamo accontentare di vivere le corse e cercare di costruirci sopra qualche fiocchetto.
Purtroppo ci stiamo dentro tutti, con tutte le scarpe. Chi più o chi meno, tutti responsabili, meno forse gli operatori che alla fine fanno il loro lavoro, e altro non potrebbero.
Perdonateci se oggi siamo pessimisti. Sarà il clima, sarà che non vediamo soluzioni percorribili se non... politiche, che cancellano tutto per amore di qualcosa di più grande. Sperando di poter tornare un giorno ad avere un ruolo intellettuale e culturale superiore a questo, per ora ci dobbiamo accontentare di vivere le corse e cercare di costruirci sopra qualche fiocchetto.
Ma bando alle ciance: Questo del 24 Gennaio è un momento importante perchè costituisce uno snodo fondamentale per il futuro delle nostre corse.
Ieri abbiamo dato conto delle Classifiche stilate dalla International Federation of Horseracing Authority e abbiamo vissuto, personalmente, un momento di.. frustrazione e angoscia. Ormai ci siamo abituati all'idea di non avere cavalli abbastanza forti e lo commentiamo come se tutto fosse normale. Invece, Anda Muchacho a 115, oltre ad essere un valore alto da un punto di vista, ma molto basso nel complesso macroscopico, rappresenta l'unico valore nel gotha dell'ippica vera.
Che significa? Che il nostro sistema ha smesso di produrre cavalli buoni (qualcuno da anni lancia allarmi, inascoltati) e quelli che ci ritroviamo non sono buoni abbastanza per poter competere a certi livelli. Certo, uno lo vince sempre il Derby, ma parliamo di un altro aspetto. Quello del peso specifico, della presenza.
Questo perchè la serie di investimenti sono solo frutto di "passione" e non di imprenditoria che deve essere fatta in un certo modo. Quando si acquista un cavallo viene fatto per spirito di passione e non per puntare al massimo possibile... del resto, nel nostro settore, programmare è diventato praticamente impossibile. Certo, ad avercene di Anda Muchacho o qualsiasi cavallo che muove le gambe per vincere una corsa in all weather, ma questa è un'altra storia.
Stiamo ancora divagando: Ieri le classifiche internazionali dalle quali è emersa tutta la nostra debolezza. E stop.
Oggi altra giornata campale perchè da Londra è in programma il Comitato Pattern nel quale ci sono molti cattivi decisi a fare fuori l'Italia dal sistema di distribuzione delle corse di Gruppo. Perchè? I motivi sono noti: Ritardo nei pagamenti e valore intrinseco delle nostre corse. Certo, non tutte le nazioni hanno i G1, G2 o G3 sostanzialmente pieni di quel valore, ma noi paghiamo una pessima pubblicità ed una serie di cose che, giustamente, hanno fatto incattivire quelli deputati a giudicare e paesi ippicamente sviluppati. Spetterà a Franco Castelfranchi e Luigi Ricci (funzionario del Mipaaft) cercare di aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di rimanere nella parte che conta del librone. Verranno salvate le nostre corse? Avremo ancora un G1? Salvarci significherebbe avere un "valore" commerciale dei nostri cavalli residuale nel contesto internazionale. Non salvarci significherebbe, per esempio, che Hong Kong disconoscerebbe il valore di una corsa italiana e non comprerebbe più cavalli in Italia. Di conseguenza non quadrerebbero i conti di determinate scuderie che investirebbero sempre di meno, e così via, come in un girone dantesco verso gli inferi.
Ma il dilemma è sempre quello: Meglio vivacchiare sperando che quello che ci apprestiamo a vivere sia l'anno della svolta... o meglio cadere, con conseguenti tragedie sportive, e ripartire da zero? Bel dubbio.
Il fatto è che vivacchiare permette di rimanere veramente in..vita nel vero senso stretto della parola. Al contrario morire, con l'intento di ripartire, in realtà potrebbe significare un rischio fondato ci si renda conto che..senza le corse, in realtà, si può vivere lo stesso.
Questo è l'aspetto più torbido, allacciandoci al discorso di cui sopra: La sopportazione. L'idea che si possa fare a meno dei "rompicoglioni" ippici..ai quali non sta bene niente, e le immagini non sono buone, e lo sport è vecchio, e non c'è una persona in regola, e le scommesse vanno a picco, e la riforma è nel cassetto.. e c'è tanto nero, e non c'è unione di intenti.. e tante altre storie tese, è fondatissimo.
Il rischio è serio e le priorità sono cambiate. E qui arriviamo al terzo punto importante di questa giornata. Domani, venerdì 25 Gennaio, il famoso "tavolo" tra Comune di Roma, Hippogroup (c'è chi adombra sospetti sulla presenza dei vertici, ma non ci crediamo) e tutta una serie di sigle che sono state invitate e che hanno a loro volta invitato tante altre persone dalla dubbia funzione.
Venerdì, insieme a persone che hanno un ruolo, ce ne sono tante altre deputate a fare caos..che parlano di personalismi e del contribuente italiano e di come vengono spesi dei soldi di tasse, che però non hanno mai pagato. Ma anche questa è un'altra storia.
Quello che importa è capire se Roma Capannelle ha un futuro. Si dice che Roma non potrà mai fare la fine di Livorno, e forse è vero, ma qui si sottovalutano rischi...perchè, da parte di tutti, in un gioco delle parti diventato più grande del sistema stesso, non si è capito che in realtà la situazione è gravissima.
La priorità non sono più le corse, il Derby, l'ippica, ma i "denari", il bilancio. Siamo sempre li e senza voler colpevolizzare per forza uno o l'altro. Cambiano le priorità, di tutti, e di conseguenza succede questo. Se a qualcuno importasse veramente delle corse e di tutto quello che rappresentano nel movimento ippico, allora non saremmo arrivati a questo punto ed il bilancio, benchè importante, sarebbe sano a prescindere da tutto. Si sono capovolti i ruoli.
Come diceva De Andrè, "c'è poco merito nella virtù e poca colpa nell'errore. Basta spostarsi di latitudine o nel tempo ed i valori diventano disvalori". E lo diceva negli anni 70.
Le cose cambiano, ed il periodo storico è questo e ci siamo finiti in mezzo. Fra qualche anno, forse, l'arco temporale tra il 2004-2024 verrà derubricati a periodo storico pessimo per l'ippica. E si andrà avanti, in qualche modo, perchè nulla è così importante più della vita stessa.
Beato chi si è goduto la vera ippica. A noi spettano le briciole. Angosce, perplessità. Il 24 Gennaio racconta questo: Di tante storie intrecciate, perverse, e l'animo dell'ippico gonfio di orgoglio e rassegnazione. Lavora, si alza presto, fa sacrifici. E spera. Perchè non gli è rimasto altro.
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