Uno degli argomenti del momento riguarda il Decreto Dignità, entrato ufficialmente in vigore il 14 Luglio, primo atto normativo di peso del governo Lega-M5s pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno precedente. Tra i vari capitoli si è parlato diffusamente della sezione "GIOCHI" che ha lasciato non pochi strascichi polemici.
E spieghiamo il perchè: Come recita il testo, ci sarà uno "stop alla pubblicità e alla sponsorizzazioni per il gioco d'azzardo", con inevitabili ripercussioni anche per la situazione ippica, già martoriata, e svilita del proprio ruolo sociale. Di Maio ha spiegato questa decisione con la necessità di ridurre la ludopatia, la dipendenza da gioco d’azzardo (l’Italia è uno dei paesi che spendono di più al mondo per il gioco: a ridurla ci aveva già provato il governo Renzi, ma senza successo). A protestare contro questa decisione ci sono, oltre ai concessionari dei giochi, anche editori e società di calcio che beneficiavano delle sponsorizzazioni del settore.
La premessa è d'obbligo per dire che, come molto spesso accade in materia di giochi ed ippica, c'è molta ignoranza e superficialità su quello che rappresenta una differenza fondamentale tra "betting" e "gaming" ma non solo.
Il proibizionismo non nega certamente l'evolversi dell'illegalità e del "nero", già presente in maniera corposa. Dunque da una parte combattere le ludopatie, certo, dall'altra però non si può tenere conto dell'educazione che va impartita a chi si avvicina a questo mondo, quello del betting, fantastico per sviluppo del ragionamento ed utilizzo delle attività cognitive per qualcosa di utile, e non per dilapidare patrimoni come gli "skill games". Senza dimenticare l'ipocrisia dell'oscuramento da parte di Aams dei "punto com". Insomma, come al solito si rischia di perdere l'ennesima occasione per garantire introiti allo stato, alle aziende, far girare i soldi ed educare la popolazione a qualcosa di buono.
In questa sede pubblichiamo una lettera che ci ha inviato Stefano Berardelli, per tanti anni dirigente ippico (nell'epoca degli enti tecnici) e soprattutto un grande appassionato, allevatore, proprietario di cavalli da corsa. Insomma, uno scritto che fa riflettere e che apre al confronto.
Buona lettura, e diteci la vostra.
Il Betting è una cosa il Gaming totalmente un’altra. Vengano invece messi insieme e associati creando gravi equivoci. Il betting, tutti voi ben lo sapete, è una scommessa sportiva o ippica che sia. E’ un esercizio ludico, culturalmente accettabile se non addirittura apprezzabile. Stimola lo spirito critico e induce la mente a scegliere tra due o più accadimenti,tra un pronostico ed un altro; è cioè una scommessa per azzeccare il futuro investendo qualche denaro per testimoniare di aver ragione. C’è un piacere in questo. Non ha mai rovinato nessuno, anzi tende a creare comunità nella discussione preventiva e successiva ad un evento con un coté aggregativo sociale positivo che non va sottovalutato.
E spieghiamo il perchè: Come recita il testo, ci sarà uno "stop alla pubblicità e alla sponsorizzazioni per il gioco d'azzardo", con inevitabili ripercussioni anche per la situazione ippica, già martoriata, e svilita del proprio ruolo sociale. Di Maio ha spiegato questa decisione con la necessità di ridurre la ludopatia, la dipendenza da gioco d’azzardo (l’Italia è uno dei paesi che spendono di più al mondo per il gioco: a ridurla ci aveva già provato il governo Renzi, ma senza successo). A protestare contro questa decisione ci sono, oltre ai concessionari dei giochi, anche editori e società di calcio che beneficiavano delle sponsorizzazioni del settore.
La premessa è d'obbligo per dire che, come molto spesso accade in materia di giochi ed ippica, c'è molta ignoranza e superficialità su quello che rappresenta una differenza fondamentale tra "betting" e "gaming" ma non solo.
Il proibizionismo non nega certamente l'evolversi dell'illegalità e del "nero", già presente in maniera corposa. Dunque da una parte combattere le ludopatie, certo, dall'altra però non si può tenere conto dell'educazione che va impartita a chi si avvicina a questo mondo, quello del betting, fantastico per sviluppo del ragionamento ed utilizzo delle attività cognitive per qualcosa di utile, e non per dilapidare patrimoni come gli "skill games". Senza dimenticare l'ipocrisia dell'oscuramento da parte di Aams dei "punto com". Insomma, come al solito si rischia di perdere l'ennesima occasione per garantire introiti allo stato, alle aziende, far girare i soldi ed educare la popolazione a qualcosa di buono.
In questa sede pubblichiamo una lettera che ci ha inviato Stefano Berardelli, per tanti anni dirigente ippico (nell'epoca degli enti tecnici) e soprattutto un grande appassionato, allevatore, proprietario di cavalli da corsa. Insomma, uno scritto che fa riflettere e che apre al confronto.
Buona lettura, e diteci la vostra.
Il Betting è una cosa il Gaming totalmente un’altra. Vengano invece messi insieme e associati creando gravi equivoci. Il betting, tutti voi ben lo sapete, è una scommessa sportiva o ippica che sia. E’ un esercizio ludico, culturalmente accettabile se non addirittura apprezzabile. Stimola lo spirito critico e induce la mente a scegliere tra due o più accadimenti,tra un pronostico ed un altro; è cioè una scommessa per azzeccare il futuro investendo qualche denaro per testimoniare di aver ragione. C’è un piacere in questo. Non ha mai rovinato nessuno, anzi tende a creare comunità nella discussione preventiva e successiva ad un evento con un coté aggregativo sociale positivo che non va sottovalutato.
IL gaming (Casino online, slot machines , videopoker, gratta e vinci,scommesse virtuali,VLT, istant lottery….) é invece un azzardo puro,compulsivo,solitario.
Non aggrega, non sviluppa capacità critica, fa ammalare ( ludopatia), rovina persone. Crea solo guadagni economici ad uno stato biscazziere e strozzino, ma crea anche e soprattutto enormi problemi sociali alle famiglie e spese allo Stato di ritorno per i costi che causa alla salute. Senza dimenticare le infiltrazioni malavitose nel settore del gaming che mai sono state presenti nel betting
Il betting ripeto è un esercizio sano che, tra l’altro, induce con i suoi introiti a sostenere lo sport olimpico e gli sport minori e per altro verso lo sport ippico e le corse che sono soprattutto allevamento, uso virtuoso del suolo ed occupazione.
Quando vigeva il monopolio delle scommesse ippiche nessuno aveva mai parlato di ludopatie ( non esistevano infatti), ma si disquisiva solo di sport, di glorie sportive, di competizione internazionale e l’economia i guadagni delle Stato e del settore marciavano di pari passo con un consenso morale diffuso.
Molte tesi si sovrappongono per spiegare la crisi progressiva della nostra ippiche e delle corse . Il passaggio dal riferimento al riversamento, la discordia tra le categorie,la incapacità degli ippodromi di valorizzare il proprio prodotto,la mancanza di un marketing efficace, la soppressione dell’Unire e degli Enti Tecnici, la miopia dei suoi Dirigenti passati e presenti, la insensibilità e incapacità del mondo politico, il colpevolissimo abbandono del sostegno all’allevamento (a proposito ma è possibile che non si sia riusciti a trovare nelle pieghe dei contributi europei lo straccio di 10/15 milioni per ripristinare le “sante” provvidenze”) e cosi via.
Tutto vero. Ma io sostengo, e ciò può addirittura apparire banale, che tutti i nostri guai e il nostro declino hanno un’unica matrice, una unica madre dei nostri mali : la perdita (all’epoca apparsa inevitabile) del monopolio delle scommesse ippiche con l’avvento non tanto di quelle sportive che ripercorrono gli stessi schemi di quelle ippiche,ma soprattutto con la liberalizzazione del Gaming che era confinato nei 4/5 Casinò presenti nel nostro territorio nazionale.
Tutte le attribuzioni di presunte responsabilità della crisi che abbiamo elencato sopra non esistevano in presenza del Monopolio.
C’era già il riversamento precedentemente e il flusso delle scommesse aumentava costantemente, le categorie erano sostanzialmente concordi, gli ippodromi mediamente ben gestiti, e i dirigenti capaci e competenti e spesso sinceramente appassionati e così via.
Tutti i guai, credetemi, sono incominciati e impetuosamente si sono allargati con la perdita del monopolio che apparve all’epoca come un fatto inevitabile e virtuosamente liberale,mentre invece non lo era affatto.
Io credo che mai come in questo momento l’atteggiamento della politica e dell’opinione pubblica, vedi ultimo decreto Di Maio, sia più propizio per avanzare da parte nostra una prepotente richiesta articolata e ragionata di ritorno alla leadership delle scommesse ippiche ed ovviamente anche sportive (tutto ciò che è betting).
La politica e la opinione pubblica mi paiono esplicitamente sensibili a questi argomenti ed un’alleanza col Coni di Giovanni Malagò per la “ compressione” del Gaming e per la rivalutazione del Betting potrebbe essere la mossa vincente.
Il ministro De Maio, il Ministro Centinaio ed il sottosegretario Giorgetti credo di capire che potrebbero essere d’istinto favorevoli ad una svolta in tal senso.
Forza Dirigenti Ippici attuali e passati non disperdete le energie in argomenti marginali ed autoreferenziali. Concentratevi sull’unico argomento utile alla riscossa, seguendo l’unica strada per salvare anzi rilanciare la nostra ippica agonizzante che è ,lo comprendo faticosa e non priva di insidie e ostruzioni : il ritorno alla leadership.
MA FATE PRESTO!
Stefano Berardelli
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