Non è stata ancora resa nota l'ufficialità di una delle notizie più attese del periodo, ma secondo autorevoli fonti francesi sembra che la superlativa Enable (Nathaniel), vincitrice dell'Arc de Triomphe G1 ed in generale la più forte cavalla della stagione, non verrà immediatamente ritirata in razza ma anzi proseguirà la carriera di corse per tentare un doppio riuscito negli ultimi anni a Treve, Alleged, Ribot, per esempio, proprio nell'Arc che nell'edizione 2018 si terrà a Longchamp. A riferirlo è stato proprio John Gosden che vorrebbe tentare l'impresa, chiaramente con l'eventuale avallo del Principe Khalid Abdullah che deve ancora arrivare in maniera formale.
Ci sono ancora molti dubbi sulla decisione, e 2 correnti di pensiero: Chi dice debba necessariamente essere ritirata in razza perchè non ha più nulla da dimostrare a nessuno, e chi fregandosene delle dinamiche di allevamento vorrebbe vedere ancora la campionessa in pista per una questione sportiva e di tifo. Diteci la vostra. Secondo voi Enable deve essere ritirata in razza? Oppure volete vederla per un altro anno in pista?
Per rimanere in tema, e per concessione dell'Associazione Nazionale Allevatori Cavalli (ANAC), riproponiamo l'articolo che abbiamo prodotto per la newsletter dell'associazione uscito nella giornata di lunedì nel quale si ripercorre la storia del colosso Juddmonte, al di fuori di ogni dinamica estremamente commerciale rispetto ad altri gruppi importanti, attendendo vostre riflessioni. Buona lettura!
Anche i più grandi sbagliano. Poco, per fortuna! Il Principe Khalid Abdullah ha toccato proprio domenica, grazie alla vittoria di Enable nell’Arc de Triomphe, e se non abbiamo contato male visto che non esiste una statistica ufficiale, le 230 vittorie a livello di Gruppo in tutto il mondo.
Eppure, anche lui, una volta ha sbagliato: “Ho venduto Danehill..” Disse al nostro Franco Raimondi almeno un lustro fa. Ma non solo. Vendette anche Dancing Brave ai giapponesi. Per il resto, tutto liscio come l’olio e nonostante queste gravi perdite non è stata compromessa comunque la sua riuscita e la voglia di marchiare a fuoco il nostro sport con il suo brand. E pensate, cari allevatori, cosa sarebbe successo se non li avesse venduti. Ma è andata così ed Enable è solo l’ultima creatura frutto di anni di selezione di un impero diventato ormai adulto, maturo, in perenne espansione. Enable venuta dall’iperuranio, Enable un miracolo della natura, un dono degli astri e della genetica, ma solo grazie all’esclusivo lavoro di selezione che Juddmonte ha compiuto nel corso degli anni. Tutto polpa e poco scarto, tanta selezione e via. Il miracolo e la forza dell’allevamento. Se non fosse accaduto, non avremmo visto nell’epoca moderna una cavalla come Enable.
Il Principe come genio dell’allevamento, non conosciamo nessun appassionato di ippica che non possa esser stato tifoso ed aver amato quei colori, almeno per un periodo della vita. Chi è dell’epoca di Know Fact, Rainbow Quest, Dancing Brave, chi in quella di Oasis Dream, chi in quella di Frankel, Kingman, poi Arrogate (sebbene non allevato come Dancing), poi Enable stessa, il Principe ha scandito ed ha accompagnato tutti gli strati e tutte le epoche del turf moderno.
E pensare che tutto era cominciato grazie ad una vacanza estiva a Parigi del Principe Saudita nel 1956, poco meno di 20 anni (essendo nato a Taif, Arabia Saudita nel 1937), una febbre maturata nei primi anni 60 quando viveva a Londra ed ha cominciato a sviluppare l’idea ed un concetto allevatoriale poi diventato enorme, gargantuesco, irrinunciabile. Qualità, solo qualità, per tappe. L’operazione embrionale è datata 1979, primavera, con l’acquisto e poi la vittoria di Charming Native per Jeremy Tree, la prima a cui hanno fatto seguito quelle di Abeer, una buonissima 2 anni, e quella di Known Fact vincitore delle Middle Park e poi nel 1980 delle 2000 Ghinee proprio con Known Fact che grazie alla squalifica di Nureyev fece diventare Khalid il primo arabo a vincere una Classica.
Nel 1982 Juddmonte propose al mondo il primo homebred a vincere, si chiamava Fine Edge, e nello stesso anno comprò il Cayton Park Stud nel Berkshire dando vita all’operazione Juddmonte, la più grande e di classe che l’epoca moderna possa conoscere. Si, di classe perché il Principe è stato sempre uno di quelli attenti a sviluppare una industria lontana dai canoni moderni e secondo rigidi criteri e senza spremere o spolpare i migliori stalloni sul mercato come avviene per altri colossi, senza book da 300 fattrici o shuttling perversi (almeno fino alla morte di Zafonic, nel 2002).
Toh, l’unica “perversione” è stato il foal sharing fatto spesso negli ultimi anni, dal quale è venuto al mondo Frankel. Lo stesso Danehill, per esempio, ha modificato la geografia del purosangue moderno a destra e manca, su e giù per il globo. Cosa sarebbe successo se fosse rimasto solo in Inghilterra, come quelli di Juddmonte, non lo sapremo mai. Ci chiediamo sempre cosa sarebbe successo “se”. Ma il come, senza se, ci piace lo stesso. Perché sta di fatto che Juddmonte ha comunque vinto tutto ed in tutto il mondo mantenendo quello stile di vita attento alle regole e nessuno ha trionfato come lui, senza chiaramente tenere in considerazione Coolmore e Darley, che hanno una storia a parte. Ma dagli anni 80 sono cambiate davvero tante cose. Basti pensare che ai nomi fatti possiamo aggiungere quelli che hanno dato realmente vita ad una storia magnifica, con tinte verde fucsia e bianco.
Basti pensare a Sookera, vincitrice delle Cheveley Park, che ha fondato la linea di Hasili dando Dansili e compagnia cantante. Image to Reality ($500.000 dollari nel 1987) ha prodotto la mitica Toussaud. Slightly Dangerous, comprata in training un mese prima del secondo posto nelle Oaks del 1982, ha dato Commander in Chief, Warning, Dushyantor, Deploy, Yashmak. E così si trovano diramazioni di Razyana (madre di Danehill), Viviana (da cui Sightseek) e via dicendo.
Non abbiamo ancora parlato delle influenze di Sir Henry Cecil, della Francia e dell’America, grazie alla quale, dopo aver conosciuto Bobby Frankel, altro suo talismano, ha dato respiro ad un’altra dimensione extraterrestre. Non abbiamo parlato di Arrogate, comunque acquistato ed in procinto di diventare stallone per egemonizzare ancora. Qualche nome, perdonateci, ce lo saremo anche dimenticato o lo abbiamo omesso volutamente per non togliervi il gusto di andare a scandagliare nei libri e nelle pagine internet cosa rappresenta la sua produzione e la sua creazione. Più di Michelangelo, più di Caravaggio, ha dipinto e scolpito gli eroi del turf moderno. Grazie Principe, grazie per Enable, altra lettura geniale di un inbreeding del quale abbiamo parlato settimane fa raccontando della campionessa vincitrice di King George ed Arc (3x2 su Sadler’s Wells).
Khalid domenica non era presente a Parigi, c’era suo figlio. Grande, grosso e con due baffoni stampati sul volto. Toccherà a lui, quando il Principe non ci sarà più, accompagnarci per i prossimi 30 anni di distillato di ippica ed allevamento allo stato puro. Inchiniamoci.
Gabriele Candi
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