Si tratta di una delle sfide più avvincenti della domenica: Plusquemavie vs Kathy Dream. Un duello che sarebbe potuto essere qualcosa di importante in autunno, ma che non è mai andato in scena perchè i 2 non si sono incontrati. Domenica lo faranno ancora. La campionessa dell'Aloisi contro il già campione del Tudini, lo scorso anno, quando con uno sparo polverizzò la concorrenza a Roma. I 2 sono cavalli differenti, pur essendo "cugini2: Una, Kathy Dream, parte e cammina con parziali infuocati sin dal principio. L'altro aspetta, aspetta, aspetta e poi piazza la bordata devastante. Due stili di correre differenti, ma un unico comunque gene: Quello della velocità. Kathy Dream (Arcano) è figlia diretta di Kathy Guest (Be My Guest), mentre Plusquemavie (Kheleyf) è prodotto di una sorellastra di Kathy Dream quale Kathy Pekan (Sri Pekan). I 2, a loro volta, hanno parentela stretta con Rosendhal, campione dell'Aloisi, e titolare di un'altra ramificazione della stessa famiglia. Questo rende il tutto ancora più avvincente, senza dimenticare gli altri in pista. Le condizioni si sono limate. Sarà una sfida arrembante dove la femmina parte un po’ più in basso nelle quotazioni anche per via di uno steccato non favorevolissimo, l’11, mentre il suo rivale diretto ha preso un “comodo” 3 dal quale gestire la situazione. A Roma, il 3, è un’arma a doppio taglio però. Lo spazio si deve aprire e lui lo deve prendere. Sennò, ciao.
In apertura dicevamo l’altro, il terzo incomodo: Si, perché quello più solido, una sorta di metronomo, è Zapel che avrà a bordo Cristian Demuro: Il Kyllachy, da tipico Kyllachy, a 4 anni ha fatto un altro passaggio d’età e sembra pronto per l’appuntamento anche se le ha prese di brutto nel Certosa da Plusquemavie in versione protossido d’azoto, e da Trust You che ritrova. Tra gli altri prova il colpo di teatro Dutch Breeze, che una 40ina di giorni fa a Roma ha fatto le buche per terra e si ripresenta carico all’appello. C’è l’eroina del Carlo Chiesa Last Gift, ma stavolta non è un semihandicap, anche se la velocità ha mille insenature in cui cercare motivi per una vittoria. I chili parlano a favore di un cresciuto Swallow Street, importato, che in Italia ha fatto tutto bene ed ha deciso di venire a Roma dopo le 7 lunghezze sbattute in prima pagina in condizionata contro i coetanei. Non è facile, ma il vantaggio di chili è importante. È lui l’unico tre anni insieme a Penalty che a Roma ha fatto sempre bene. Poi ci sono i vecchi Harlem Shake, in caso di pesante da temere, Pensierieparole che veleggia tra grossi handicap e condizionate e con il vate di Viggiù sempre carico quando viene a Roma, e poi un altro che va in percussione come Lohit. Sono in 11, può succedere di tutto. Ma veramente di tutto. Che spettacolo!
Comunque, il Tudini, è da sempre una sfida molto sentita: Una volta si chiamava Premio Melton ed era di G3 dal 1970, poi diventata di G2 nel 1979 e tornata di G3 nel 1996. Nei primi anni 2000 è diventato Premio Tudini in onore a Piero ed Ugo. Tra i cavalli solo Tres Gate nel 1981 e 1982 e St Paul House nel 2004 e 2005 lo hanno vinto 2 volte. Tra gli allenatori 2 volte lo hanno vinto Roberto Brogi (Fred Bongusto (1994), Per Incanto (2007)), Armando Renzoni (Armando Carpio (1997), Kuaicoss (2006)), Riccardo Menichetti con Pleasure Place (2003) ed United Color (2012), poi Daniele Camuffo con St Paul House (2004) e Victory Laurel (2013) e Vincenzo Fazio con Omaticaya (2014) ed appunto Plusquemavie (2016). Tra i fantini Mick Kinane lo ha vinto 4 volte, Gian Pasquale Fois lo ha già vinto con Omaticaya e Plusquemavie e potrebbe diventare il primo italiano a vincerlo per 3 volte.
IL CAMPO PARTENTI DEL PREMIO TUDINI CLICCANDO QUI.
In apertura dicevamo l’altro, il terzo incomodo: Si, perché quello più solido, una sorta di metronomo, è Zapel che avrà a bordo Cristian Demuro: Il Kyllachy, da tipico Kyllachy, a 4 anni ha fatto un altro passaggio d’età e sembra pronto per l’appuntamento anche se le ha prese di brutto nel Certosa da Plusquemavie in versione protossido d’azoto, e da Trust You che ritrova. Tra gli altri prova il colpo di teatro Dutch Breeze, che una 40ina di giorni fa a Roma ha fatto le buche per terra e si ripresenta carico all’appello. C’è l’eroina del Carlo Chiesa Last Gift, ma stavolta non è un semihandicap, anche se la velocità ha mille insenature in cui cercare motivi per una vittoria. I chili parlano a favore di un cresciuto Swallow Street, importato, che in Italia ha fatto tutto bene ed ha deciso di venire a Roma dopo le 7 lunghezze sbattute in prima pagina in condizionata contro i coetanei. Non è facile, ma il vantaggio di chili è importante. È lui l’unico tre anni insieme a Penalty che a Roma ha fatto sempre bene. Poi ci sono i vecchi Harlem Shake, in caso di pesante da temere, Pensierieparole che veleggia tra grossi handicap e condizionate e con il vate di Viggiù sempre carico quando viene a Roma, e poi un altro che va in percussione come Lohit. Sono in 11, può succedere di tutto. Ma veramente di tutto. Che spettacolo!
Comunque, il Tudini, è da sempre una sfida molto sentita: Una volta si chiamava Premio Melton ed era di G3 dal 1970, poi diventata di G2 nel 1979 e tornata di G3 nel 1996. Nei primi anni 2000 è diventato Premio Tudini in onore a Piero ed Ugo. Tra i cavalli solo Tres Gate nel 1981 e 1982 e St Paul House nel 2004 e 2005 lo hanno vinto 2 volte. Tra gli allenatori 2 volte lo hanno vinto Roberto Brogi (Fred Bongusto (1994), Per Incanto (2007)), Armando Renzoni (Armando Carpio (1997), Kuaicoss (2006)), Riccardo Menichetti con Pleasure Place (2003) ed United Color (2012), poi Daniele Camuffo con St Paul House (2004) e Victory Laurel (2013) e Vincenzo Fazio con Omaticaya (2014) ed appunto Plusquemavie (2016). Tra i fantini Mick Kinane lo ha vinto 4 volte, Gian Pasquale Fois lo ha già vinto con Omaticaya e Plusquemavie e potrebbe diventare il primo italiano a vincerlo per 3 volte.
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