Dire: lo avevo detto anzi lo dicevo da due anni non serve a nulla e non è affatto una soddisfazione. Tuttavia è estremamente amaro sentirsi dire certe cose da altri esterni a noi ancorchè molto importanti mentre molti di noi, per mille incredibili motivi, fanno finta di nulla anzi continuano a far finta di nulla. Nel puntuale e preciso intervento a seguito della riunione del Comitato Pattern Franco Castelfranchi oltre ad aggiornarci con competenza sui vari argomenti all’ordine del giorno ci ha anche riportato, lui è tra coloro che lo andavano dicendo da tanto tempo, che persino il Comitato Pattern che è espressione della Comunità ippica internazionale di vertice ha affermato che quando tratta con noi desidera avere a che fare con una Istituzione Ippica con pieni poteri come accade in ogni altra parte del mondo e non con espressioni estemporanee non meglio definite nelle quali non ripone fiducia. Nel nostro paese ippico accade ciò che più o meno avviene nel contesto di una squadra che ha appena terminato amaramente il suo campionato: si recrimina su un rigore non dato, su un fuorigioco che non doveva esistere, su una traversa colpita e cose di questo genere senza invece pensare che magari il cattivo comportamento della squadra può essere stato il frutto di una mentalità sbagliata, di una assenza di senso della Istituzione, di un progetto che invece in altre squadre è presente e vivo. Da noi accade lo stesso, purtroppo e con amarezza. In parte... volutamente e in parte inconsapevolmente si disperde la attenzione sul palo, sul rigore, sul fuorigioco, argomenti importanti sia chiaro ma non le priorità. Di ciò si è pronti a disquisire e da ogni parte del mondo, tutti si sentono Commissari Tecnici, fa niente se non sono tecnici davvero. Questo è il nostro limite: abbiamo perduto il senso della Istituzione insieme alla istituzione (dove erano i comandanti che sarebbero dovuti affondare con la nave Unire quando è stata fatta colare a picco oppure quando qualcuno portava via il carico dalla stiva? Tutti già sulla banchina del porto), abbiamo smarrito in nome della conservazione di orticelli fatti crescere sulla sabbia in riva al mare e che saranno spazzati via dalla prossima onda alta il senso delle priorità necessarie a provare, almeno a tentare, di tenere a galla la nave, di ritrovare una rotta possibile verso un porto di salvezza. La prima priorità e che tristezza e che umiliazione sentirselo ribadire da un Comitato Internazionale è dotarci di una autentica Istituzione che abbia la cosi detta agibilità politica e tecnica oltre che amministrativa. Senza saremmo una sosta di Comune anarchica quale infatti adesso siamo . Poi vengono le altre priorità, sono diverse ma nella circostanza relativa alle risultanze della riunione del Comitato Pattern è vitale, per il galoppo, restare agganciato al consesso e al contesto autenticamente internazionale. Se saremo sbattuti fuori a settembre sarà la vera fine. Senza essere nel circuito pattern si metterà in moto un processo distruttivo inevitabile. Chi volete che allevi, chi volete che compri o alleni senza la prospettiva di un mercato , di una qualificazione vera. Diventeremmo sul serio una ippica di serie B, provinciale, con apparenti orticelli da innaffiare che prima o poi inevitabilmente si inaridiranno per siccità. Uno scenario terribile di autentica recessione, altro che rigore negato, fuorigioco, pali e traverse con tanto di autogol. Se avremo la Istituzione forse potremo dare quelle garanzie per salvare il nostro dna tecnico che è dato dalle pattern e dopo, anzi subito, si dovrà lavorare molto per mantenere quanto più possibile il livello dei vari gruppi che è fortemente in bilico, precario al massimo e Franco Castelfranchi sono mesi e anche più che continuamente ce lo fa notare ma invano. Il rating si mantiene solo se vengono gli esteri e noi andiamo con i nostri fuori , insomma se abbiamo un respiro internazionale che si riflette sulle nostre corse. Altrimenti è la fine. Forse è ciò che alcuni vorrebbero, una sorta di muoia Sansone con tutti i Filistei. Ogni autentico ippico se mai ce siano ancora non può tollerare che ciò accada. Istituzione, messa insicurezza delle pattern, difesa del loro rating ed infine meritocrazia che nel nostro settore significa competenza, competenza, competenza , ognuno nel proprio ambito. Non possiamo andare avanti con autocertificazioni di competenza, un chirurgo o sa operare o ammazza il paziente, un ippico o conosce sul serio i problemi o fa danni.
Mario Berardelli
Semplicemente allucinante questo articolo.
RispondiEliminaBerardelli..... Castelfranchi..... Bravi ragazzi, ma sono decenni che ci riempiono di chiacchiere e ancora sono lì a fare i soloni??? Poveri noi!
RispondiEliminasiamo già la serie B. da anni dei campioni MERCURIANI di ruffianaggine e fregature…scusate se i termini sono forti ma rappresentano bene tutta una classe storica di agenti, opinionisti, tecnici e quant'altro, tutta gente che ha fatto grande caos e danni a questo ambiente …
RispondiEliminaCapisco che Berardelli ama il turf ma ciò non lo esime da assumersi, come tutti quelli che hanno avuto ruoli dirigenziali o decisionali, colpe per come sono finite le cose. il turf in italia di fatto non esiste più basta andare in un infrasettimanale all'ippodromo, uno qualsiasi, anche quelli dove una volta c'era il pienone. senza appassionati non c'è ippica
RispondiEliminasarebbe bello conoscere i nomi degl'ippici che hanno voluto l'eliminazione del Jockey Club e che si sono venduti L'ippica alla politica e ai concessionari, così potremo aggiungere qualcosa all'articolo del Sig.Berardelli.Grazie
RispondiEliminaMa che cazzo vuol dire MERCURIANI?
RispondiElimina