Sheikh Fahad Al Thani risponde al cugino Sheikh Joaan Al Thani. Motivo del contendere, la strategia e l'impatto economico sul mercato del purosangue: Fahad, proprietario della Qatar Racing e della Qatar Bloodstock ha parlato ai microfoni di BBC Radio 5Live spiegando che la sua operazione differisce da quella dello "sceicco cuggino", vincitore dell'Arc recentemente con Treve (si dice pagata 6 milioni di euro più 2 di bonus), in quanto avrebbe preferito vincere innanzitutto un Derby inglese anzichè l'Arc de Triomphe, e poi di farlo con un cavallo acquistato alle aste e non uno fatto e finito con del potenziale avanzato per vincere una grandissima corsa. Quasi piccato ha raccontato, senza mezzi termini, che anche lui avrebbe potuto comprare per 20 milioni di sterline tutti i 3 anni inglesi per vincere il Derby, ma non lo ha fatto perchè non è quella la strategia. Fahad è tornato anche sul discorso delle recenti Tattersalls Yearlings Sale: "siamo stati underbidder a 3,5 milioni di gns per il top price del primo giorno, il figlio di Galileo acquistato poi dal Coolmore. Lo avevamo valutato fino a 3 milioni, siamo andati oltre e poi il bid finale è stato di Magnier a 3.6. Non vogliamo farci prendere per il collo, abbiamo commesso un errore e da questi si impara. Vogliamo vincere con le idee". Per la cronaca, il cugino Sheikh Joann il giorno dopo ha realizzato il record europeo per uno yearlings con 5 Milioni di gns pagati per una femmina da Galileo. Ascolta il podcast di BBC Radio 5 QUI. Per finire, è stato annunciato il cambio di training per Havana Gold (Teofilo), portacolori della Qatar Racing da Richard Hannon a Mikel Delzangles per una campagna australiana che comincerà il 9 Novembre con le Emirates Stakes G1 a Flemington. IN seguito, verrà ritirato in razza al Tweenhills Stud in Gloucestershire per £8,500.
A proposito della superpotenza Qatariota e dell'operazione che stanno portando avanti in questi anni, per concessione di Trotto & Turf, con piacere riproponiamo un articolo a firma di Franco Raimondi pubblicato qualche giorno fa che racconta le differenze e le similitudini dell'operazione condotta dagli Sceicchi del Dubai e fino a che punto sono arrivati, con il comune denominatore Alec Head: Allevatore di Treve oggi, allevatore di Ma Biche allora.
A proposito della superpotenza Qatariota e dell'operazione che stanno portando avanti in questi anni, per concessione di Trotto & Turf, con piacere riproponiamo un articolo a firma di Franco Raimondi pubblicato qualche giorno fa che racconta le differenze e le similitudini dell'operazione condotta dagli Sceicchi del Dubai e fino a che punto sono arrivati, con il comune denominatore Alec Head: Allevatore di Treve oggi, allevatore di Ma Biche allora.
Franco Raimondi: Durante l’inverno tra il 1982 e il 1983 Maktoum al Maktoum, che era entrato nel mondo del galoppo tre anni prima sulla scia del fratello minore Mohammed, acquistò per tre milioni di sterline Ma Biche, la vincitrice delle Cheveley Park Stakes e favorita delle 1000 Ghinee. Durante l’estate del 2013 Sheikh Jawa’an al Thani ha acquistato per (si dice) 6 milioni di euro più bonus Treve, vincitrice del Prix de Diane e legittima candidata all’Arc de Triomphe (a cui non era iscritta).
Nel maggio del 1983 Ma Biche, con la giubba di Maktoum al Maktoum, ha vinto le 1000 Ghinee diventando la prima laureata classica per la famiglia regnante del Dubai. Nell’ottobre del 2013 Treve, con la casacca di Sheikh Jawa’an, ha centrato l’Arc de Triomphe, il primo per i colori del Qatar che sponsorizza la corsa dal 2008 e lo farà fino al 2022.
Cosa hanno in comune due cavalle simbolo come Ma Biche e Treve? Il training di Criquette, è evidente, ma soprattutto la grande regia di Alec Head. La prima andò a pescarla in America, la seconda se l’è fatta in casa, all’Haras de Quesnay, l’allevamento in cui ha investito i frutti del suo sapere ippico fino dal 1958, partendo dalla famiglia della grande Trillion. Ma soprattutto non vi sarà sfuggito che entrambe sono servite a far salire il primo gradino importante a due proprietari ambiziosi. Maktoum al Maktoum aveva una quarantina d’anni ai tempi di Ma Biche, Sheikh Jawa’an non ne ha ancora trenta.
Gli al Thani saranno i nuovi Maktoum? Difficile dirlo, differenti sono gli approcci. Sheikh Mohammed ha impiegato più di un....CONTINUA A LEGGERE
decennio per maturare il progetto Godolphin e – nei primi passi suoi e dei fratelli – era difficile indovinare uno sviluppo simile, con l’invenzione della World Cup e tutto quanto. Almeno per una decina d’anni quella dei Maktoum sembrava una potente ma normale operazione ippica.
decennio per maturare il progetto Godolphin e – nei primi passi suoi e dei fratelli – era difficile indovinare uno sviluppo simile, con l’invenzione della World Cup e tutto quanto. Almeno per una decina d’anni quella dei Maktoum sembrava una potente ma normale operazione ippica.
Una cosa certa, lo dimostra la sponsorizzazione fino al 2022 dell’Arc, i qatariani non pensano a diventare il loro grazioso ippodromo un polo invernale del galoppo. Il loro progetto va su due binari: il primo riguarda l’affermazione delle corse dei PSA fuori dai Paesi Arabi, il secondo imporre le loro scuderie e quindi gli allevamenti come attori protagonisti tra i purosangue.
Le October Sale, con il record di cinque milioni di ghinee pagato da Sheikh Jawa’an per la sorella di Was hanno confermato la sensazione. La famiglia Al Thani nel 2013 ha lo stesso impatto che ebbero i Maktoum 30 anni fa. Sheikh Jawa’an ha speso oltre dieci milioni di ghinee alle October, una cifra a cui si devono sommare gli euro immessi sul mercato a Deauville, Doncaster e Goffs. Diciamo che siamo abbondantemente sopra quota 20 milioni di euro. Sheikh Fahd, che opera attraverso l’agente David Redvers, è meno aggressivo sulle punte ma nella sostanza più continuo e metodico negli acquisti.
Si, perché non tutti gli Al Thani sono uguali. Secondo le voci il più appassionato sarebbe Sheikh Fahd, che ha prima creato la Pearl Bloodstock (giubba gialla, stelle azzurre) e poi con i fratelli Suhaim e Hamad la Qatar Racing (giubba amaranto con alamari).
Sheikh Jawan’an, è il cugino di Fahd e fratello dell’attuale Emiro Tamin. Sempre ascoltando le voci di palazzo la sua decisione di entrare forte nell’ippica dipenderebbe dalla volontà di dimostrare a Fahd chi conta di più. Le altre giubbe sono quella azzurra a stelle bianche di Sheikh Mohammed, padre di Fahd e zio di Jawa’an, e di Sheikh Abdulla (amaranto a palle bianche), ex primo ministro, fratello di Mohammed e zio di Fahd e Jawa’an, impegnato soprattutto con gli arabi.
Ciascuno di loro ha un approccio diverso, proprio come i Maktoum di 30 anni fa. C’era Sheikh Mohammed scintillante, Sheikh Hamdan più legato alla tradizione e Sheikh Maktoum nei panni del saggio.
Il peso che sta prendendo il Qatar sullo scenario è, sull’impatto immediato, forse ancora più forte.
Lo strumento per un paragone è un prezioso libretto del 1987 – che aveva conservato il nostro caro Etoecle Bassi – intitolato Al Maktoum Bloodstock. I fratelli del Dubai, dieci anni dopo l’acquisto del primo purosangue da parte di Sheikh Mohammed, potevano contare su 297 fattrici. La produzione 1987 fu di 154 foal con la maggioranza relativa di Darley (Sheikh Mohammed) che ne ebbe 60, poi Gainsborough (Maktoum al Maktoum) con 47 e Shadwell (Hamdan al Maktoum) con 39 e gli altri divisi tra Sheikh Ahmad e Sheikh Marwan. La famiglia aveva in allenamento quasi 700 cavalli, anche qui con Sheikh Mohammed in primo piano (313 soggetti) divisi tra 46 allenatori diversi.
In tre anni gli Al Thani si sono avvicinati molto alla potenza di fuoco espressa dai Maktoum dopo un decennio. Il gruppo Pearl Bloodstock – Qatar Racing ha in allenamento oltre 180 cavalli mentre Sheikh Jawa’an ha superato quota 60 e ragionevolmente inizierà la prossima stagione – visti gli acquisti – con almeno un centinaio di soggetti. L’apporto delle altre due firme spinge il numero complessivo intorno ai 350 cavalli.
A quanti arriveranno nel 2020? Sheikh Hamad, il fratello maggiore di Fahd, in un’intervista rilasciata lo scorso anno ha detto che l’obiettivo sarebbe quello di arrivare a 100 stalloni nell’arco di un decennio. Letta così è una dichiarazione troppo ambiziosa ma se la si interpreta come “avere 100 cavalli con le carte in regola per diventare stalloni” siamo di fronte a un obiettivo possibile.
Gli Al Thani hanno già allevamenti (il Longholes di Fahd in Inghilterra e l’Haras de Bouquetot di Jawa’an in Francia) ma passeranno ancora un paio d’anni almeno prima che si mettano a ragionare in termini industriali e ad entrare nel confronto Coolmore – Darley, sempre che non preferiscano un ruolo differente, a cavallo tra affari e passione, quello per intenderci dell’Aga Khan e di Khaled Abdulla. Per il momento sono ancora nella fase del divertimento, del gioco, del sogno. Quella che permette di pagare cinque milioni di ghinee una femmina yearling e sperare di vincere l’Arc. C’è anche una scorciatoia, magari meno divertente, ma più sicura: bussare alla porta di Alec Head, il più grande venditore di sogni degli ultimi 60 anni al galoppo.
Franco Raimondi
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