Ippica, Galoppo, Corse & Allevamento

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lunedì, novembre 26, 2012

Il calendario Pattern italiano: Profonde scelte di selezione oppure vivere alla giornata. I SuperGruppi 1, utopia o idea plausibile?

Riproponiamo, dopo qualche giorno dalla pubblicazione su Per Sport di mercoledì scorso, una profonda e lunga analisi di Mario Berardelli sul calendario italiano delle Listed e delle Pattern. Il saggio contiene premesse ispiratrici ed idee volte ad una eventuale migliore programmazione delle più selettive corse italiane. E proprio su quest'ultimo punto si pone l'accento: la selezione. Solo volando alto, infatti, si può tornare competitivi, anche a livello manageriale, nell'ippica del futuro. Tutte da leggere le idee sui Super Gruppi 1..... Non sveliamo niente, sappiamo che è lungo, ma speriamo possa essere un punto da cui partire a livello di discussione costruttiva. Dite la vostra una volta in fondo, e buona lettura. 
I problemi sul tappeto ideale del nostro mondo sono purtroppo tantissimi e di ogni tipo. Ognuno ha la sua priorità. Il nostro giornale con serenità cerca di contribuire, anche sbagliando, quanto meno alla determinazione, alla individuazione di molti di questi problemi,  di queste priorità. Non possediamo ricette miracolose, magari. Forse una ricetta in realtà ci sarebbe anche: un approccio sereno, costruttivo da parte di tutti per risolvere e non creare i problemi mettendo al primo posto dell’agire di ciascuno l’interesse del settore e non magari il proprio. Bene, parlando in termini tecnici e di solo galoppo un argomento, forse un problema, è anche quello del calendario di selezione. In fondo da come lo si affronta e dal tipo di approccio si può comprendere che tipo di ippica vogliamo per il domani: se al primo posto dei nostri pensieri mettiamo appunto la scelta di selezione (poi  si vedrà come) abbiamo preso un preciso indirizzo che sarà ben diverso se invece questa scelta andrà ad occupare un posto di retroguardia. E’ evidente che alla fine ogni soluzione che si vorrà dare a tutti i problemi risentirà di una scelta di indirizzo, diciamo anche di filosofia  che vorremo dare al settore. Tutto il resto verrà a cascata e di conseguenza. Bisognerà  tuttavia con molta onestà e serietà avere il coraggio di questa scelta di fondo. Augurandoci che sia di qualità, di selezione  con tutto ciò che comporterà (sarebbe oggetto di un lungo capitolo a parte) a livello di strategie ecco che alla fine  il discorso sulle corse di selezione diventa anche centrale e non peregrina esercitazione accademica di qualche fissato come noi e altri malati di passione. Le nostre pattern nel 2012 sono state 29, le nostre listed 60.  Le pattern Inglesi sono state 146, quelle Francesi 110, quelle Irlandesi 63, quelle tedesche 44 e parliamo solo di Europa, oggetto del nostro esame tralasciando paesi per ora ancora marginali per numero di pattern, 9 in tutto il resto. Se esaminiamo le listed scopriamo che quelle Inglesi sono 142, quelle Francesi 126, quelle Irlandesi 50, quelle Tedesche 47, quelle del resto d’Europa 20 e le nostre... 60. Siamo gli unici ad avere un numero di listed doppio di quello delle pattern, tutti gli altri lo hanno praticamente identico. Questo sono i dati, come leggerli? Le corse di selezione per quanto possibile debbono provocare una selezione omogenea ovunque vengano disputate, quindi avere un quasi identico valore o almeno compreso in una certa fascia. Quindi i gruppi uno  in teoria dovrebbero essere tali  ovunque e cosi i due e i tre e alla fine anche le listed. Questo è il principio ispiratore che ha come corollario pratico per poterlo realizzare quello di stabilire un certo rating da assegnare alle varie corse  che per mantenere lo status debbono, in un certo lasso di anni, raggiungere costantemente.   E’ noto che i gruppi uno debbono valere 115 (110 per i due anni con tolleranza anche per le corse femminili), i due 110 (105 per i due) e i tre 105 (100 per i due) . Grosso modo questi sono i barrage che poi in sede di Comitato vengono fatti rispettare anche con intelligenza che permette qualche  elasticità ma non troppa altrimenti ne soffrirebbe la credibilità che è la prima cosa.
Altra osservazione: in fondo il numero delle nostre corse di gruppo non è certamente spropositato, se mai, volendo, è anche sottostimato se soltanto ne facciamo una questione di proporzione con quelle estere. Insomma con 29 pattern onestamente non rubiamo nulla. Ovviamente il discorso entrando nel merito si fa più articolato se la valutazione riguarda il valore del gruppo. E’ evidente altresì che è sproporzionato il numero delle nostre listed che seguendo il criterio applicato dagli altri stati dovrebbero al massimo ma proprio al massimo essere 40  e ne guadagnerebbe la serietà  e la esattezza del valore  selettivo ( tra l’altro potrebbero avere un montepremi maggiore).  Siamo ancora in fase di premessa e sempre cercando di contribuire ad un esame sereno del problema. Un suggerimento o magari una modesta proposta per il Comitato che già abbiamo lanciato sul giornale più volte: forse proprio perché ora come ora i gruppi uno vanno dal 115 all’infinito in teoria potrebbe essere anche giunto il momento di individuare un ristretto numero di corse pattern che definiremmo di super gruppo uno perché effettivamente l’Arco è un conto  e uno dei tanti gruppi uno  in Europa un altro. Non è una questione che ci riguarda, purtroppo, perché con sano realismo ed onestà  se pensiamo ad una ventina massimo di super gruppi uno (al lettore il piacere di scegliere, su tutte le distanze ovviamente, quelli da affiancare all’Arco) non ci sembra che ce ne possano essere di italiani. Ecco, cosa fare con le nostre pattern? Qui già si potrebbe porre  un primo quesito, una scelta da fare o da non fare.  Nel mondo ormai si è consolidato ( poi magari tra un ventennio cambierà tutto)  un concetto, un format: a prescindere da meeting lunghi che hanno radici secolari (Ascot, Goodwood, York) la scelta è stata quella di offrire in uno o anche in due giorni consecutivi un momento alto di selezione a tutto campo e soprattutto molto ma molto ben dotata economicamente senza con questi precludere altra normale ed anche elitaria attività locale. Insomma  se vuoi avere una risonanza cosmica, globale questa è la strada. Infatti se vogliamo, ci perdonerete le omissioni, ciò accade in Dubai  nella notte famosa, a Singapore almeno una volta nell’anno, ad Hong Kong idem, in Giappone nel giorno  della Japan Cup ( ripetiamo : poi in diverse altre giornate si fa lo stesso buona selezione o grande spettacolo), a Melbourne con la Cup che non ferma più soltanto una nazione ma adesso muove due emisferi, se vogliamo anche in sud Africa a fine gennaio, in sud America idem, in Usa oltre al resto è chiaro abbiamo le Breeders, in Canada ci sono un paio di giorni di assoluta rilevanza, ovviamente in Europa la situazione è un po’ più articolata proprio perché qui le corse sono iniziate tre secoli prima e un certo diritto di primogenitura all’Inghilterra soprattutto va riconosciuto, spero conveniate. E’ vero che ci sono i meeting di cui facevamo cenno ma se vogliamo quello dell’Arco in due soli giorni è molto in linea con il concetto attuale e, proprio perché gli Inglesi sono sempre alla avanguardia, con la spinta dello sponsor mediorientale è stato inventato fresco fresco  il Champion day di Ascot in un solo giorno. Insomma chi sta leggendo eroicamente fino a questo punto sa anche benissimo come stanno le cose e che cosa vogliamo dire. Tutte queste giornate sparse per il mondo ( lo ha fatto anche la Turchia e con tanti soldi)  hanno risonanza e catalizzano attenzione in quel momento verso quella direzione  con movimento di buoni cavalli quanto più possibile. Ripetiamo: fermo restando il resto del programma con altri giorni anche di massima importanza ma non cosi completo come in queste giornate. La domanda è: sarebbe possibile anche in Italia? Non siamo in grado di dare una risposta assoluta, certa, non abbiamo questa presunzione. Siamo però certi che , con cognizione di causa, dovremmo esplorare la possibilità. Questo si e nel caso è chiaro che verrebbe modificato il calendario.  Proviamo a simulare . Quante giornate? Una alternativamente tra Roma e Milano oppure due  per dare maggiore continuità al programma?  Quando e come? In linea di massima lo schema è collaudato nel mondo : tanti soldi sul palo, sponsor di assoluto prestigio (altrimenti non si parte neppure) che interagiscono e si adoperano, relazioni con il resto del mondo ippico spinte al massimo, inserimento dell’evento nel contesto sociale del paese  con adeguata promozione e copertura dei media.  Se non si ha questo meglio lasciar perdere, basta pensare a cosa accade  appunto  in queste giornate nelle varie parti del mondo.  Quanto al programma anche qui format collaudato:  quasi sempre corse intergenerazionali ,  una corsa top per i velocisti , una per le femmine  tra i  1800 e i 2200 , una sul miglio, una sui 2400 e una sui 2000. Grosso modo questo è lo schema al quale volendo si può , dipende dal periodo, aggiungere una corsa per i due anni. Questo è lo schema base che nella versione  full optional , due giorni , allunga il brodo senza problemi.  Vantaggi : è chiaro che anche il nostro paese sarebbe pian piano autenticamente in un certo giro e forse quelle corse sarebbero, ope legis, sempre del gruppo di  cui fanno parte a prescindere e poi sarebbe la unica e  migliore occasione per veicolare degnamente il nostro sport che poi magari può trarne benefici  anche nelle giornate  normali purchè ci sia sempre lo stesso impegno mentale( pensate al Rugby e al sei nazioni o ai test match tipo  con la Nuova Zelanda).  Difficoltà : le potete ben immaginare, non è che la nostra sia una organizzazione , per ora, con i fiocchi.  Periodi? Qui viene il difficile. Per Roma, clima a parte sia chiaro, il novembre, tra il cinque e il dieci circa, viene tecnicamente a pennello. Per Milano, supponendo due eventi, non è facile collocarlo tra fine maggio e giugno con una Europa in piena effervescenza. Obiezioni :  ci giochiamo tutto in due giorni . Si , è vero ma lo fanno anche nel resto del mondo e funziona, le altre giornate festive  possono essere validissime lo stesso perché  è la nostra ippica che deve fare complessivamente un enorme passo avanti  sotto tantissimi aspetti. Chiaro che se non ce la sentiamo o non siamo in grado, per carità meglio rinunciare. Almeno parliamone, valutiamo, serenamente, siamo coscienti delle difficoltà ma nello stesso tempo siamo certi che nel mondo funziona. Altrimenti ci resta da esaminare la situazione delle nostre pattern cosi come sono, vedere se reggono lo status, valutare se modificare qualche data, in ogni caso l’impianto grosso modo  è collaudato (ci sarebbe da sistemare la situazione due anni in autunno), i gruppi tre tengono quasi tutti senza apparenti problemi,  i due  a volte vanno in lieve sofferenza, gli uno sono molto border line, c’è chi è sopra, chi galleggia e chi imbarca acqua. Un esame che potremmo rimandare ad un prossimo intervento magari congiunto a quello delle listed, siamo stati già molto lunghi e soprattutto ci premeva provocare se possibile una discussione sul concetto di grande evento sempre che ci sia qualcuno che abbia letto..
Mario Berardelli.
PS: La seconda parte di questa analisi verrà pubblicata nei giorni prossimi. 

6 commenti:

  1. D'accordo in linea generale con l'esimio Berardelli. Prendo spunto e rilancio una mia idea, che probabilmente avevo già postato su questo blog. A mio parere due giornate di livello internazionale sono troppe per qualsiasi paese, figuriamoci per l'Italia. Quanto a Roma, ha il grande vantaggio di avere già il suo top nella giornata del Derby, che se ben posizionata a fine mese di maggio e magari con l'aggiunta del Presidente della Repubblica, ricopre il ruolo di day event per quanto riguarda il galoppo nazionale, quindi con poche modifiche si potrebbe candidare a Champion day italiano. Invece per Milano, bisognerebbe pensare di accorpare il Gran Criterium con il Jockey e magari spostare il Tesio da Roma, non me ne vogliano gli ippici romani, per confezionare un vero champion day di portata internazionale. Il problema principale è la data, a ottobre c'è la due giorni dell'Arc, un paio di settimane dopo le Qipco champion series e spostare ancora più avanti è un rischio per il tempo metereologico. Forse l'unica è posizionarla la settimana successiva alle QIPCO. Quale delle due opzioni è preferibile? Fatte salve tutte le ovvie interrogazioni riguardo ai soldi da trovare ecc. Milano potrebbe proporre tre G1 e altri gruppi minori, però anche Roma avrebbe molte attrattive, partendo dal fascino della città in poi. Se invece, facessimo saltare il banco creando il Champion Day a Giugno con il Milano e rivoluzionando il calendario? A voi

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  2. In realta' sarebbe gia'sufficiente riuscire ad accorpare le principali prove stagionali dei due principali impianti nazionali. Ovvero in primavera a Roma una giornata con Derby, Repubblica e Tudini ; a San Siro Milano, Vittadini, Oaks . In autunno a Milano, nella settimana dopo il British Champions Day, far convergere Jockey Club, Gran Criterium (sui 1400 PD), Di Capua,Saint Leger, Omenoni e Verziere; a Capannelle, tre settimane dopo una grande giornata con Roma, Lydia Tesio, Berardelli (sui 1600), Aloisi e Ribot.......

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  3. SONO D'ACCORDO CON DAVIDE PER QUANTO RIGUARDA L'ORGANIZZAZIONE DELLE GIORNATE ED INOLTRE LANCIO UN'IDEA COPIANDOLA DALL'ORIENTE ED ANCHE DAL SUDAFRICA SE VOGLIAMO.
    UNA 2 GIORNI E' SOLTANTO REALIZZABILE SE IN UNO DEI DUE GIORNI SI ORGANIZZA UN TORNEO DI FANTINI INTERNAZIONALE IN MODO DA ATTRARRE SIA I PROTAGONISTI CHE GLI ATTORI FERMO RESTANDO CHE IL TUTTO CIO' SAREBBE POSSIBILE TROVANDO UNO SPAZIO NEL CALENDARIO.

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  4. Il problema credo sia proprio lo spazio nel calendario, molto fitto. E poi, bisogna decidere se essere complementari o alternativi al calendario internazionale. Attualmente siamo una via di mezzo..ma Forse, considerata l'ippica italiana di serie B rispetto alle altre "leghe" (testimonianza ne sono le vendite internazionali, come fossimo un serbatoio nel mondo tipico di una serie b che rifornisce la A), bisognerebbe essere complementari e basta quindi guardare con ottica al calendario internazionale. Quindi Derby a 3 settimane da quello di Epsom etc etc...(come ipotesi astrusa).
    In senso assoluto, essendo complementari però, chi mai prepara una corsa importante da noi per poi ountare all'estero? a questo punto non mi sembra accada più per ragioni logistiche, di premio, di selezione, di tempi ristretti, di geografia..insomma, per tanti motivi nelle nostre corse, a meno che non siano sul finire della stagione, non viene mai nessuno a primavera.., allora forse scegliere di essere alternativi è una decisione migliore, ti fai il derby a fine maggio inizio giugno, abbinata al repubblica, ma con parecchi soldi al palo e con scelte manageriali decisamente coinvolgenti anche dal punto di vista della comunicazione. Sono d'accordo con tutti sul modellamento del calendario, ma bisogna volare alto. Forse, essendo tosta organizzare una cosa decente, è meglio organizzare una sorta di Melbourne Cup all'italiana, una colosseo cup o madonnina cup, che sia a Milano o Roma, che coinvolga pubblico per una giornata su cui si concentrano tutti gli sforzi della comunicazione durante l'anno. SI cavalli buoni alla lunga verrebbero, e in fondo anche in Australia non ci sono le prime lame in quella corsa, ma una serie di eccellenti performer per una festa diventata nazionale.

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  5. D'accordo con te Gabriele, il Derby va visto in alternativa a Epsom o Chantilly e complementare ad Amburgo (d'altronde i tedeschi sono anche gli ospiti più presenti da noi), quindi fine maggio va benissimo, così come i 2200. Però andrebbe nobilitato l'Italia (pecunia davvero modesta per quest'ultimo). La scelta sul Champion day va vista sotto vari aspetti:
    1. All'estero quanti ce ne sono per nazione?
    2. Quante corse di alto livello possiamo mettere in un convegno?
    3. Quanti soldi possiamo investire?
    A mio parere queste domande portano a una sola risposta: si può organizzare un unico Champion Day. Dove? Io lo farei a Giugno a Milano, però anche le altre alternative hanno il loro perché e soprattutto non si dovrebbe stravolgere il calendario per avere più G1 nello stesso giorno.

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  6. SONO TUTTE IDEE POSSIBILI QUESTE ELENCATE E RESTO DEL PARERE CHE IL NOSTRO CALENDARIO DOVREBBE ESSERE COMPLEMENTARE A QUELLO ESTERO ANCHE SE SIAMO CONSIDERATI UNA LEGA DI SERIE B.
    I PROBLEMI PRINCIPALI PERO' RESTANO LE SCELTE MANAGERIALI E LE SCELTE DI SELEZIONE CHE IN ITALIA NELL'ULTIMO VENTENNIO NON SONO MAI STATE PRESE IN CONSIDERAZIONE.
    NON SO SE GLI OPERATORI DEL SETTORE SI RENDONO CONTO CHE L'IPPICA IN ITALIA E' UN MORTO CHE CAMMINA E CHE QUINDI ORGANIZZARE UNA GIORNATA EVENTO NON SIGNIFICA SOLTANTO SCEGLIERE DATA, CORSE E PREPOSIZIONI.
    SERVONO SOLDI TANTI SOLDI ED UNA OTTIMA PUBBLICITA' INTERNAZIONALE PERCHE' IO CREDO CHE LA MELBOURNE CUP, E' DIVENTATA UN EVENTO CHE SI PREPARA ANCHE UN ANNO PRIMA, SOPRATTUTTO PER IL PREMIO CHE METTE IN PALIO PERCHE' OVVIAMENTE IL PRESTIGIO E' RELATIVO.
    A QUESTO PUNTO MI CHIEDO, UNA COSA DEL GENERE, ADESSO UN CHAMPION DAY O UNA MELBOURNE CUP ALL'ITALIANA, E' REALMENTE POSSIBILE CON GLI ATTORI CHE OPERANO AL MOMENTO?

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