Leibnitz sosteneva che il mondo nel quale ci si trova a vivere è comunque il migliore possibile. Non aveva conosciuto l'ippica italiana dei primi dieci anni del terzo millennio. Ippica? Che cosa significa un termine del genere oggi come oggi ? Un mare di cose ma forse non più quella autentica.
Abbiamo perduto il significato vero del termine, ippica è diventata una etichetta che copre qualsiasi ingrediente, ippici poi...... Se non avvertiamo la esigenza, siamo alla ultima chiamata imbarco immediato, di resettare intellettualmente e culturalmente il nostro settore è nostra opinione che la strada sarà senza ritorno perchè siamo troppo presi da problemi che sembrano quelli veri ma non lo sono. Viceversa se saremo in grado di riscoprire, come accadde nel Convegno del 70, i fondamentali del nostro sport, ovviamente filtrati dal tempo che passa e che innova, potremo pensare anche di programmare, come fu allora e per 25 anni, una sorta di piccolo rinascimento e pazienza se quelli dell'altra ippica come li ha definiti Marco Trentini non ci seguiranno. Bisogna tuttavia avere le idee chiare, condividerle e credere in esse. Chi sono e quanti sono, se ci sono, oggi in Italia gli ippici veri? Ci sono, per fortuna. Non hanno forse dignità di rappresentanza ma ci sono, come i panda. Chi sono? Sono tutti quei veri appassionati, semplici, genuini, pieni di slancio, possono essere anche operatori ma in maggior parte sono volontari della passione, gente che, molto spesso, ne sa molto ma molto più di chi ricopre ruoli , sono persone che leggono, si documentano, seguono, vogliono anche umilmente crescere , hanno tanta ma tanta voglia di vivere da ippici veri e ne hanno il diritto perchè loro hanno capito che questo è veramente il Re degli Sport mentre invece il settore, noi quindi, in massima parte li mortifica, quasi li irride seppellendoli da valanghe di numeri di ordini di arrivo, inseguendo , ciecamente, una quadratura di un bilancio che prima che economico deve essere morale, culturale, tecnico. Si, esistono ma sono rimasti in pochi, molto pochi e soprattutto il ricambio generazionale li screma ulteriormente. Se li mettiamo tutti insieme con molta abbondanza non arrivano tra trotto e galoppo a diecimila persone, è purtroppo cosi. Lo zoccolo duro ma puro, forse sono anche di meno ma sono i veri ippici, stanchi di essere la foglia di fico che serve a coprire le vergogne quando è il caso. Sono (siamo se permettete) loro la vera identità del settore, è per forza da loro, dalla loro competenza e passione, dal loro sconfinato amore per l'ippica che si deve ripartire , diciamo anche continuare perchè per fortuna in molti hanno lasciato e lasciano il segno essendo operatori e ci stanno indicando la strada. L'ippico vero si riconosce a pelle, basta una frase, un richiamo, un riferimento e sa chi ha di fronte, oggi è costretto a muoversi in una babele che non riesce a capire. Se il settore li abbandonerà si suiciderà perchè sono un retroterra di valenza assoluta in termini di cultura, erudizione, passione totale. Che cosa fa il settore per loro? Progressivamente sempre di meno anche se appunto se ne serve come foglia di fico. Si parla tanto di promozione, conquista di mercati e via discorrendo, l'ippica non è un detersivo o una bevanda , non è in vendita, è gratuita ma ti deve conquistare, piacere e per farlo non dobbiamo pensare di vendere nulla ma di saper essere veri ippici anche noi, cioè altrettanto preparati , informati, appassionati come lo sono quelli dello zoccolo duro che si disgustano non appena riconoscono chi li sta ingannando quale che sia il suo ruolo e si rompono le scatole. Dobbiamo essere possibilmente migliori, dovrebbero essere le eccellenze a scandire il ritmo, a dare il tempo, a trasmettere la scossa , sarebbero seguitissime. Purtroppo ciò molto spesso non accade anche se esistono lodevoli eccezioni, per fortuna, quelle su cui poggiarsi per il rilancio. Perdonate la presunzione ma il nostro giornale è tra queste, magari dovrebbe fare di più, magari talvolta può succedere che si adagi, tutto vero ma il suo dna è limpido, esiste perchè vuole promuovere cultura nel settore e per il settore, anche sbagliando. E' la nostra battaglia, libera e soprattutto pluralista e povera, purtroppo. Noi siamo felici quando il lettore si riconosce , pure nel dissenso, quando capisce che si tenta di seguirlo nella sua sconfinata passione ma con la sua stessa preparazione. Avessimo più mezzi ........ e non è la solita battuta. L'ippica deve riscoprire i suoi veri autentici valori altrimenti la deriva che seguirà sarà deleteria, si è perduto il gusto della ricerca, della analisi profonda, si va a spanna, per sentito dire, i tuttologi imperversano , guardate che il vero appassionato tutto questo lo capisce e non crede più in noi. Inutile fare esempi in negativo, pensiamo positivo, vediamo se attraverso un dibattito, una analisi è possibile rinnovare i valori fondanti del nostro settore : competenza, selezione, allevamento, preparazione, formazione, percorsi di cultura e di merito. Solo coltivando i 10.000 fedelissimi potremo crescere, non dobbiamo vendere ordini numerici di arrivo, dobbiamo trasmettere ideali, fare amare ancora di più quella indescrivibile emozione che è rappresentata da una corsa di cavalli , il momento conclusivo dietro al quale si nasconde un mondo meraviglioso e, lui si, di alto profilo culturale. -” Datti all'ippica...” è il detto più sbagliato che ci sia se si pensa di suggerire una soluzione di comodo, facile facile. Datti all'ippica significa iniziare un percorso magnifico e difficilissimo, entusiasmante e sempre più complicato, un master post laurea, altro che balle. Solo se riusciremo, in tutti gli ambiti, inutile stare ad elencarli, a porre al primo posto la competenza reale e non la approssimazione avremo una speranza di decuplicare gli appassionati perchè in tal caso ognuno di noi avrebbe l'entusiasmo di trascinare amici nella avventura. Oggi quasi ci vergogniamo, è la triste verità ma siamo anche stanchi, abbiamo bisogno di un sussulto di dignità, di orgoglio, il nostro giornale proverà ancora ad essere in prima linea. Lo abbiamo già scritto: vogliamo morire ippici da Royal Ascot e non soffocati dalla polvere della sabbia di qualche improbabile pseudo pista.
Mario Berardelli
Mario Berardelli
(Articolo apparso su Per Sport Quotidiano Mercoledì 13 luglio)
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